Ipomagnesemia

Quando si parla di ipomagnesemia

L’ipomagnesemia è comunemente definita come una grave carenza di magnesio nel sangue, che in termini medici corrisponde a un disturbo elettrolitico nella concentrazione sierica di magnesio inferiore a 1,8 mg/dL. Quando è grave, il valore di magnesio nel sangue può anche risultare < 1,25 mg/dL. 

Il magnesio, macronutriente indispensabile per il corpo umano, è distribuito nell’organismo in percentuali diverse: nelle ossa (60%), nei muscoli (39%) e nel sangue (1%). Nonostante la percentuale nel sangue sia così bassa è molto importante che rimanga costante nel range di normalità, in modo che l’organismo resti in salute e non accusi sintomi come stanchezza, debolezza, disturbi di personalità e del sonno, vomito, nausea e anoressia. C’è da dire che a volte la carenza di magnesio può essere asintomatica, ma proprio per questo meno grave.

Quando si verifica

L’ipomagnesemia ha origine principalmente, ma non soltanto, da una insufficiente assunzione del magnesio attraverso l’alimentazione o da un inadeguato assorbimento da parte degli organi deposti ad assimilarlo ed espellerlo. Il magnesio, infatti, viene assorbito attraverso l’intestino per poi essere filtrato dai reni. Può accadere che per un malfunzionamento dei reni (insufficienza renale) e dell’intestino questi organi rilascino attraverso le urine più magnesio del dovuto. 

Oltre a tutte quelle condizioni che incrementano la perdita di liquidi (diarrea, alcolismo, ambiente molto caldo e attività fisica intensa) l’ipomagnesemia può verificarsi anche in altre condizioni come per l’uso prolungato di alcuni farmaci, ad esempio i diuretici e gli inibitori della pompa protonica, in pazienti ospedalizzati e in concomitanza con altri disturbi elettrolitici come la ipocalcemia e l’ipokaliemia.

Come prevenirla e come rimediare

Per prevenire l’ipomagnesemia è utile prendersi cura dell’alimentazione mangiando i cibi ricchi di nutrienti nelle giuste dosi. La verdura è indispensabile: spinaci, broccoli, verza, carciofi e cavolfiore. Ma anche legumi, frutta secca e fresca come banane, pesche, fichi e avocado. Non ultimi sono utili gli alimenti di origine animale come carne, pesce, latte e formaggi.

In caso di ipomagnesemia attestata da sintomi e conclamata grazie agli esami del sangue, il rimedio terapeutico da adottare su consiglio del proprio medico è quello di assumere magnesio per via orale, tramite integratori alimentari o, dove non fosse possibile l’assunzione orale, tramite iniezione intramuscolare o endovenosa. Quando l’ipomagnesemia è accertata e persistente nel valore < 1,25 mg/dL, è preferibile la somministrazione di solfato di magnesio per via parenterale finché i valori di magnesio non ritornano nella norma. In ogni caso e soprattutto se sopraggiungono sintomi riconducibili alla carenza di magnesio, è bene rivolgersi al proprio medico curante, che accerterà la diagnosi più sicura e quindi la terapia più appropriata.